Intervista a Francesco
Tortorella, presidente della cooperativa EquiVerso che quest’anno
ritorna alla Expo di LoppianoLab Delle
50 aziende che daranno vita alla Expo delle imprese di Economia di
Comunione (EdC) – volto economico di LoppianoLab – diverse sono
state messe in piedi negli ultimi anni da under 35, in tempi, cioè,
in cui la crisi aveva già iniziato a picchiare duro e tolto a molti
aspiranti imprenditori voglia e fiducia di fare impresa, per non
parlare di realizzarla secondo valori solidali e di equità.
Il motto in evidenza
sulla pagina web della cooperativa EquiVerso pare dire al mondo
l’esatto opposto: “Commercio equo… verso un’economia di
comunione”. Francesco Tortorella e soci tornano quest’anno per
la seconda volta alla Expo del Polo Lionello Bonfanti, la struttura
che ospita nei pressi di Loppiano una ventina di aziende EdC.
«Tutto è iniziato 10
anni fa dalla scelta personale di quattro di noi – spiega Francesco
– di vivere la fraternità come stile di vita. E’ nata così
un’associazione con giovani di tutta Italia che promuove formazione
su stili di vita ed economie solidali, commercio equo ed Economia di
comunione. Quest'esperienza ha suscitato in noi il desiderio di fare
un salto da uno stile di vita personale ad un’attività che
incidesse nel sistema economico. Quelle stesse dinamiche che avevamo
provato a vivere personalmente – nell’uso del denaro, nel consumo
responsabile, nelle scelte d’acquisto, nel risparmio, nella
condivisione – e che avevamo trasmesso ad altri con attività di
formazione, volevamo ora sperimentarle sul piano di un’azienda».
Incrociando il Sud del
mondo
Quella di EquiVerso è
una storia che si è incontrata subito con il Sud del mondo: Brasile,
Filippine, Congo, Paesi che questo sistema economico ha sempre
marginalizzato. «Tanti di noi hanno fatto esperienze in quelle terre
– continua Francesco – e lì abbiamo conosciuto persone che
vivono in contesti culturali, sociali ed economici molto diversi dai
nostri. Questi incontri ci hanno fatto capire che i disastri
dell’economia di oggi, che divide le persone e le allontana facendo
arricchire qualcuno a spese degli altri, molto spesso hanno radici
nell’impossibilità dell’incontro diretto fra popoli. Il cliente
che acquista oggi un qualsiasi prodotto non sa nulla di cosa c’è
dietro o che, nel 90% dei casi, proviene da contesti sfruttati e
marginalizzati. Dentro i prodotti che usiamo quotidianamente ci sono
le storie di queste persone. Abbiamo visto coi nostri occhi che
quando ci si incontra si acquista una sensibilità nuova, una voglia
di fare quello che possiamo per cambiare certe logiche».
Questa comprensione ha
orientato i ragazzi a lavorare su due fronti: realizzare progetti di
inclusione lavorativa per persone emarginate dal sistema economico e
dare la possibilità a persone europee che vivono in un contesto
economicamente ricco di scoprire i volti che sono dietro i prodotti
che acquistano.
E’ nata così
l’attività di importazione, distribuzione e vendita di prodotti
secondo i principi del commercio equo e solidale, come le borse del
progetto Dalla Strada del Nord Est del Brasile prodotte da ragazzi di
strada vittime della violenza, della droga o senza una famiglia e la
linea di moda “etica inclusiva” del Barrio Solidario Natural
della periferia di Montevideo (Uruguay), un progetto che coinvolge
gruppi di ragazze madri nella lavorazione naturale della lana,
prodotto locale di alta qualità.
Poi c’è l’attività
di turismo responsabile in Brasile e Argentina che punta ad offrire
oltre che una vacanza caratterizzata da escursioni naturalistiche,
visite culturali e relax, momenti di condivisione con le persone del
posto e la conoscenza di progetti sociali ispirati ad uno sviluppo
solidale e di comunione.
«L’esperienza di
questi 10 anni e i nostri viaggi hanno maturato in noi la convinzione
che quando ci si incontra come persone, si comprende che questo
sistema economico non funziona più e nasce spontaneamente il
desiderio di fare qualcosa per l’altro».
A questo punto non si
resiste alla tentazione di chiedere a Francesco Tortorella se
qualcuno non li abbia mai presi per pazzi-idealisti per aver messo in
piedi un progetto simile, quando le previsioni economiche dei
prossimi 5 anni sono in caduta libera e nel mercato non c’è spazio
per interventi umanitari. «La geografia non è più quella di 20-30
anni fa, quando il mondo era nettamente diviso in paesi ricchi e
paesi poveri. Oggi povertà e ricchezza sono molto trasversali; noi
vogliamo creare rapporti reali e produttivi tra il sud e il nord, non
facciamo solo lavorare la gente nel terzo mondo. Se si considera che
tra i soci fondatori della nostra cooperativa, 4 su 5 vivevano
situazioni lavorative precarie o erano disoccupati o vivevano
situazioni di disagio, si capisce che l’intento è portare sviluppo
e lavoro a tutti, al Sud come al Nord.
La logica economica
attuale è una logica che ti mette in contrapposizione, si pensa che,
se facciamo qualcosa di buono per noi va a scapito degli altri e
viceversa, ma questa è una logica del sistema capitalistico, che non
funziona nell’economia come la pensiamo noi: non esiste il mercato
italiano o brasiliano, è tutto collegato e siamo tutti nelle stesse
condizioni».
Innovare secondo
Equiverso
EquiVerso, come le altre
aziende che aderiscono al progetto EdC hanno dell’innovazione
un’idea ben precisa e ad ampio respiro: «Oggi innovazione equivale
spesso a tecnologia e cioè risparmio sulla forza lavoro delle
persone. Questa per noi è una retrocessione. Innovare, per noi,
significa fare del mercato un luogo di alleanze e non di
contrapposizioni di chi produce contro chi compra. Poi c’è
l’innovazione del prodotto che cammina su due fronti: innovazione
etica e ambientale, in cui l’ambiente non è un problema per
l’economia, ma una grande risorsa. Per questo le materie prime dei
nostri prodotti sono riciclate, senza l’uso di metalli o sostanze
chimiche.
L’altra innovazione
necessaria secondo noi è scoprire nelle persone tutto ciò che hanno
da donare, e non vederle semplicemente come costi aziendali, perché
chiunque è capace di donare, di innovare, di avere un'idea o trovare
un materiale nuovo, ecc. Insomma, dar spazio alle persone, far
raccontare ai prodotti le storie delle persone».
Expo delle aziende
EdC: per stringere alleanze
Francesco racconta che
dall’edizione 2011 della Expo, la cooperativa ha portato a casa
rapporti, alleanze e progetti nuovi. «Quest’anno promuoveremo un
incontro di lavoro nazionale con gli operatori turistici che
aderiscono al progetto di Economia di comunione, con la prospettiva
di creare una rete internazionale. Inoltre lanceremo due nuove linee
di borse: una per una fascia di mercato più alta, insieme ad una più
economica. Presenteremo anche un’ulteriore linea di maglieria
dall’Uruguay, realizzata interamente con colorazioni vegetali».
A cura di Stefania
Tanesini
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