lunedì 17 settembre 2012

INCLUSIONE, CONDIVISIONE E ALLEANZE: LA RICETTA ECONOMICA DI EQUIVERSO

Intervista a Francesco Tortorella, presidente della cooperativa EquiVerso che quest’anno ritorna alla Expo di LoppianoLab Delle 50 aziende che daranno vita alla Expo delle imprese di Economia di Comunione (EdC) – volto economico di LoppianoLab – diverse sono state messe in piedi negli ultimi anni da under 35, in tempi, cioè, in cui la crisi aveva già iniziato a picchiare duro e tolto a molti aspiranti imprenditori voglia e fiducia di fare impresa, per non parlare di realizzarla secondo valori solidali e di equità.

Il motto in evidenza sulla pagina web della cooperativa EquiVerso pare dire al mondo l’esatto opposto: “Commercio equo… verso un’economia di comunione”. Francesco Tortorella e soci tornano quest’anno per la seconda volta alla Expo del Polo Lionello Bonfanti, la struttura che ospita nei pressi di Loppiano una ventina di aziende EdC.
Equiverso nasce nel 2010 da quattro soci – oggi sono 10 – e negli anni ha sviluppato due settori d’attività: importazione di prodotti di commercio equo e solidale e turismo responsabile.
«Tutto è iniziato 10 anni fa dalla scelta personale di quattro di noi – spiega Francesco – di vivere la fraternità come stile di vita. E’ nata così un’associazione con giovani di tutta Italia che promuove formazione su stili di vita ed economie solidali, commercio equo ed Economia di comunione. Quest'esperienza ha suscitato in noi il desiderio di fare un salto da uno stile di vita personale ad un’attività che incidesse nel sistema economico. Quelle stesse dinamiche che avevamo provato a vivere personalmente – nell’uso del denaro, nel consumo responsabile, nelle scelte d’acquisto, nel risparmio, nella condivisione – e che avevamo trasmesso ad altri con attività di formazione, volevamo ora sperimentarle sul piano di un’azienda».
Incrociando il Sud del mondo
Quella di EquiVerso è una storia che si è incontrata subito con il Sud del mondo: Brasile, Filippine, Congo, Paesi che questo sistema economico ha sempre marginalizzato. «Tanti di noi hanno fatto esperienze in quelle terre – continua Francesco – e lì abbiamo conosciuto persone che vivono in contesti culturali, sociali ed economici molto diversi dai nostri. Questi incontri ci hanno fatto capire che i disastri dell’economia di oggi, che divide le persone e le allontana facendo arricchire qualcuno a spese degli altri, molto spesso hanno radici nell’impossibilità dell’incontro diretto fra popoli. Il cliente che acquista oggi un qualsiasi prodotto non sa nulla di cosa c’è dietro o che, nel 90% dei casi, proviene da contesti sfruttati e marginalizzati. Dentro i prodotti che usiamo quotidianamente ci sono le storie di queste persone. Abbiamo visto coi nostri occhi che quando ci si incontra si acquista una sensibilità nuova, una voglia di fare quello che possiamo per cambiare certe logiche».
Questa comprensione ha orientato i ragazzi a lavorare su due fronti: realizzare progetti di inclusione lavorativa per persone emarginate dal sistema economico e dare la possibilità a persone europee che vivono in un contesto economicamente ricco di scoprire i volti che sono dietro i prodotti che acquistano.
E’ nata così l’attività di importazione, distribuzione e vendita di prodotti secondo i principi del commercio equo e solidale, come le borse del progetto Dalla Strada del Nord Est del Brasile prodotte da ragazzi di strada vittime della violenza, della droga o senza una famiglia e la linea di moda “etica inclusiva” del Barrio Solidario Natural della periferia di Montevideo (Uruguay), un progetto che coinvolge gruppi di ragazze madri nella lavorazione naturale della lana, prodotto locale di alta qualità.
Poi c’è l’attività di turismo responsabile in Brasile e Argentina che punta ad offrire oltre che una vacanza caratterizzata da escursioni naturalistiche, visite culturali e relax, momenti di condivisione con le persone del posto e la conoscenza di progetti sociali ispirati ad uno sviluppo solidale e di comunione.
«L’esperienza di questi 10 anni e i nostri viaggi hanno maturato in noi la convinzione che quando ci si incontra come persone, si comprende che questo sistema economico non funziona più e nasce spontaneamente il desiderio di fare qualcosa per l’altro».
A questo punto non si resiste alla tentazione di chiedere a Francesco Tortorella se qualcuno non li abbia mai presi per pazzi-idealisti per aver messo in piedi un progetto simile, quando le previsioni economiche dei prossimi 5 anni sono in caduta libera e nel mercato non c’è spazio per interventi umanitari. «La geografia non è più quella di 20-30 anni fa, quando il mondo era nettamente diviso in paesi ricchi e paesi poveri. Oggi povertà e ricchezza sono molto trasversali; noi vogliamo creare rapporti reali e produttivi tra il sud e il nord, non facciamo solo lavorare la gente nel terzo mondo. Se si considera che tra i soci fondatori della nostra cooperativa, 4 su 5 vivevano situazioni lavorative precarie o erano disoccupati o vivevano situazioni di disagio, si capisce che l’intento è portare sviluppo e lavoro a tutti, al Sud come al Nord.
La logica economica attuale è una logica che ti mette in contrapposizione, si pensa che, se facciamo qualcosa di buono per noi va a scapito degli altri e viceversa, ma questa è una logica del sistema capitalistico, che non funziona nell’economia come la pensiamo noi: non esiste il mercato italiano o brasiliano, è tutto collegato e siamo tutti nelle stesse condizioni».
Innovare secondo Equiverso
EquiVerso, come le altre aziende che aderiscono al progetto EdC hanno dell’innovazione un’idea ben precisa e ad ampio respiro: «Oggi innovazione equivale spesso a tecnologia e cioè risparmio sulla forza lavoro delle persone. Questa per noi è una retrocessione. Innovare, per noi, significa fare del mercato un luogo di alleanze e non di contrapposizioni di chi produce contro chi compra. Poi c’è l’innovazione del prodotto che cammina su due fronti: innovazione etica e ambientale, in cui l’ambiente non è un problema per l’economia, ma una grande risorsa. Per questo le materie prime dei nostri prodotti sono riciclate, senza l’uso di metalli o sostanze chimiche.
L’altra innovazione necessaria secondo noi è scoprire nelle persone tutto ciò che hanno da donare, e non vederle semplicemente come costi aziendali, perché chiunque è capace di donare, di innovare, di avere un'idea o trovare un materiale nuovo, ecc. Insomma, dar spazio alle persone, far raccontare ai prodotti le storie delle persone».
Expo delle aziende EdC: per stringere alleanze
Francesco racconta che dall’edizione 2011 della Expo, la cooperativa ha portato a casa rapporti, alleanze e progetti nuovi. «Quest’anno promuoveremo un incontro di lavoro nazionale con gli operatori turistici che aderiscono al progetto di Economia di comunione, con la prospettiva di creare una rete internazionale. Inoltre lanceremo due nuove linee di borse: una per una fascia di mercato più alta, insieme ad una più economica. Presenteremo anche un’ulteriore linea di maglieria dall’Uruguay, realizzata interamente con colorazioni vegetali».
A cura di Stefania Tanesini

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