Dalla
famiglia di sinistra all’adesione alla fede religiosa, all’impegno nella
politica locale e poi nazionale. A LoppianoLab il ministro per gli Affari
regionali e le Autonomie locali si racconta, rispondendo alle domande degli
studenti e dei docenti dell’Istituto Universitario Sophia. Molti i temi
trattati: gli effetti della crisi sulla persona e nel sociale, i deficit della
società nei confronti dei giovani fino al ruolo delle città a livello europeo e
internazionale. Al centro del suo intervento il ruolo delle comunità locali in
Italia, vera risorsa del Paese.
Comunità locali versus istituzioni nazionali? Il ministro per gli
Affari regionali e le Autonomie locali, Graziano Delrio non ha dubbi. “E’ dalle
piccole comunità e dal locale che provengono oggi le migliori risorse per il
cambiamento del nostro Paese”. Lo ha affermato questa sera a LoppianoLab,
rispondendo alle domande degli studenti dell’Istituto universitario Sophia, nel
corso dell’appuntamento “Custodire l’uomo”.
Sul palco anche due docenti dello IUS: l’urbanista Elena Granata e il
politologo Alberto Lo Presti, hanno offerto stimoli alla riflessione a partire
dalle rispettive competenze disciplinari. Moderatore della serata Michele
Zanzucchi, direttore del periodico Città Nuova che ha inserito il programma
della serata nella più ampia cornice della manifestazione.
“La città è un luogo delicatissimo
– ha proseguito Delrio – va molto amata per questo credo che oggi la cultura
della comunità e della città vada ripensata. Negli ultimi 20 anni è stata data
precedenza agli spazi privati ma occorre riconsiderare il ruolo, la cura di quelli pubblici perché è lì che naturalmente si svolgono i riti
della nostra quotidianità, che creano comunicazione, rapporti”.
E sulle aspettative di soluzione
della crisi riposte nella politica nazionale: “Stiamo chiedendo risposte ad un
livello istituzionale dal quale non possono arrivare; le risposte sono nella
società che ha la capacità di provocare grandi cose”.
E affrontando il grande tema
dell’identità dei giovani nel panorama sociale attuale, ha affermato che la
nostra società deve superare un difetto culturale verso i giovani. “Una società
che voglia investire sui giovani deve avere il coraggio di lasciarli
sbagliare”. Denuncia poi la mancanza di spazi e risorse che li incoraggino ad
impegnarsi e a rischiare ma non nega, allo stesso tempo, che la società debba
essere esigente nei loro confronti: “perché altrimenti significa che non si ha
stima di loro”.
Poi dal panorama italiano si è
passati alla prospettiva europea: alla domanda su come superare localismi e
nazionalismi in Europa, il ministro si è dimostrato ottimista verso il
contributo dei giovani: “Nascerà presto una generazione di figli, di giovani
fondatori dell’Europa. Abbandoneranno il concetto di nazione abbracciando
quello di ‘patria’ ”.
E ad uno studente egiziano, sui
moti di piazza Tahrir: “Dobbiamo chiedere scusa ai giovani arabi sull’altra
sponda del Mediterraneo. Dovremmo fare di più per aiutare una transizione
democratica dei loro Paesi. Occorre
riscoprire la vocazione del nostro territorio nazionale ad essere ponte nel
cuore del Mediterraneo, verso le culture dell’Africa del Nord, del Medio
Oriente”.
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