sabato 21 settembre 2013

A LoppianoLab i giovani di Sophia dialogano con il ministro Graziano Delrio



Dalla famiglia di sinistra all’adesione alla fede religiosa, all’impegno nella politica locale e poi nazionale. A LoppianoLab il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali si racconta, rispondendo alle domande degli studenti e dei docenti dell’Istituto Universitario Sophia. Molti i temi trattati: gli effetti della crisi sulla persona e nel sociale, i deficit della società nei confronti dei giovani fino al ruolo delle città a livello europeo e internazionale. Al centro del suo intervento il ruolo delle comunità locali in Italia, vera risorsa del Paese.

Comunità locali versus istituzioni nazionali? Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali, Graziano Delrio non ha dubbi. “E’ dalle piccole comunità e dal locale che provengono oggi le migliori risorse per il cambiamento del nostro Paese”. Lo ha affermato questa sera a LoppianoLab, rispondendo alle domande degli studenti dell’Istituto universitario Sophia, nel corso dell’appuntamento “Custodire l’uomo”.  Sul palco anche due docenti dello IUS: l’urbanista Elena Granata e il politologo Alberto Lo Presti, hanno offerto stimoli alla riflessione a partire dalle rispettive competenze disciplinari. Moderatore della serata Michele Zanzucchi, direttore del periodico Città Nuova che ha inserito il programma della serata nella più ampia cornice della manifestazione.
“La città è un luogo delicatissimo – ha proseguito Delrio – va molto amata per questo credo che oggi la cultura della comunità e della città vada ripensata. Negli ultimi 20 anni è stata data precedenza agli spazi privati ma occorre riconsiderare il ruolo,  la cura di quelli pubblici  perché è lì che naturalmente si svolgono i riti della nostra quotidianità, che creano comunicazione, rapporti”.
E sulle aspettative di soluzione della crisi riposte nella politica nazionale: “Stiamo chiedendo risposte ad un livello istituzionale dal quale non possono arrivare; le risposte sono nella società che ha la capacità di provocare grandi cose”.
E affrontando il grande tema dell’identità dei giovani nel panorama sociale attuale, ha affermato che la nostra società deve superare un difetto culturale verso i giovani. “Una società che voglia investire sui giovani deve avere il coraggio di lasciarli sbagliare”. Denuncia poi la mancanza di spazi e risorse che li incoraggino ad impegnarsi e a rischiare ma non nega, allo stesso tempo, che la società debba essere esigente nei loro confronti: “perché altrimenti significa che non si ha stima di loro”. 
Poi dal panorama italiano si è passati alla prospettiva europea: alla domanda su come superare localismi e nazionalismi in Europa, il ministro si è dimostrato ottimista verso il contributo dei giovani: “Nascerà presto una generazione di figli, di giovani fondatori dell’Europa. Abbandoneranno il concetto di nazione abbracciando quello di ‘patria’ ”.
E ad uno studente egiziano, sui moti di piazza Tahrir: “Dobbiamo chiedere scusa ai giovani arabi sull’altra sponda del Mediterraneo. Dovremmo fare di più per aiutare una transizione democratica dei loro Paesi.  Occorre riscoprire la vocazione del nostro territorio nazionale ad essere ponte nel cuore del Mediterraneo, verso le culture dell’Africa del Nord, del Medio Oriente”.

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